martedì 20 dicembre 2011

IL SISTEMA DI RACCOLTA MISTO NON FUNZIONA. LA DENUNCIA DI LEGAMBIENTE

"Basterebbe ascoltare i cittadini per capire che e' evidente il fallimento del bizzarro modello misto di raccolta differenziata che Ama e Comune di Roma hanno testardamente voluto sperimentare. I dati hanno riconfermato piu' volte che il 'porta a porta', dove ben applicato, rappresenta la chiave per risolvere i problemi nella gestione dei rifiuti, grazie alla collaborazione dei cittadini e al conseguente aumento di quantità e qualità della raccolta differenziata, fino a percentuali anche nella Capitale del 60-65%". Lo afferma dichiara Cristiana Avenali, direttore di Legambiente Lazio

"Dove questo non avviene è perchè la raccolta non viene gestita nella maniera opportuna, come nel caso dell'inadeguato 'sistema integrato'- aggiunge Avenali - Per fermare il degrado, bisogna allora scegliere una volta per tutte, Roma deve adottare su tutto il territorio la differenziata domiciliare per tutte le frazioni, facilitando i cittadini nel gettare i rifiuti nei pressi della propria abitazione, senza andare a cercare i cassonetti per strada ed evitando che si riempiano, aumentando cosi' la percentuale di differenziata ed affrontando anche il problema del decoro urbano e il disastro di Malagrotta".

"Secondo l'Ama, nei tre quartieri del sistema misto sono coinvolti 45.000 abitanti, per oltre 17.000 famiglie e 7.500 utenze non domestiche - fanno sapere da Legambiente - I rifiuti organici e quelli indifferenziati sono raccolti con sistema domiciliare attraverso due trespoli di diverso colore sistemati nelle pertinenze condominiali, mentre materiale cartaceo e multi-materiale vanno conferiti nei punti di raccolta mobili. I primi vengono raccolti dal personale Ama per tre giorni alla settimana, in due differenti turni, dalle 7 alle 13, mentre gli altri vanno conferiti dai cittadini per due giorni, ancora in due differenti turni, sempre tenendo conto della divisione dell'area in zona A e zona B".

martedì 13 dicembre 2011

GIU' LE MANI DALLA COMUNITA'

(Salvador Valandro in risposta all’assessore Martinelli di Nago Torbole)

Innanzitutto va chiarito che i toni utilizzati da Martinelli non sono utili per costruire un rapporto sano e proficuo, negli interessi dei cittadini, tra Comunità e Comuni. Pertanto, scendere a tale livello, da disputa da bar, non può essere accettabile.

Occorre invece stabilire una volta per tutte che la Comunità rappresenta un’opportunità per i Comuni, da sfruttare fino in fondo e non un pretesto buono per scaricare proprie colpe. Va sottolineato quanto la Comunità già offre, in termini di servizi, ai Comuni: a partire dai servizi sociali fino ad arrivare alla raccolta dei rifiuti, passando per la Polizia Locale. Sono temi questi sui quali si discute, ma sui quali va definito un assunto imprescindibile di questi tempi: i Comuni da soli non sono in grado di sostenere le spese. Soltanto grazie all’apporto della Comunità e con la gestione associata da parte dei Comuni di tali incombenze si può garantire un’ottimale offerta dei servizi citati. Negare tale evidenza, in questo preciso momento, in cui le risorse pubbliche sono quello che sono, appare un azzardo difficilmente spiegabile. Come possiamo far accettare ai cittadini che non si vogliono ridurre gli sprechi e non si vuole pensare ai servizi su una scala economica tale da poter far risparmiare le casse pubbliche? Se si lavora insieme si può risparmiare, da soli, in questo momento si rischia soltanto di inasprire la pressione sulle tasche dei cittadini, rischiando poi di offrire servizi scadenti! Se questo concetto non viene recepito ed attuato dagli amministratori comunali, mi viene da pensare che il comportamento di chi pensa solo al proprio orticello sia alquanto irresponsabile.

Nel tema specifico, deve risultare chiaro che la Comunità sta studiando un modello di raccolta dei rifiuti che possa permettere alle Amministrazioni Comunali di non dover chiedere ulteriori sacrifici ai propri cittadini. Se gli Amministratori di Nago Torbole, invece, ritengono di avere un modello migliore, ma che peserà inevitabilmente sulle famiglie del loro paese, con costi aggiuntivi rispetto a quanto proposto dalla Comunità, personalmente li invito a rifletterci su ancora un po’.  Fatta tale riflessione sono liberi di raccontare ai propri cittadini ciò che vogliono, tirando in ballo le favole (la Comunità che aspetta l’inceneritore…) che più preferiscono: il risultato sarà sicuramente quello di un Comune dove i cittadini pagheranno molto di più la raccolta dei rifiuti rispetto ai vicini. Il modello che noi saremo in grado di proporre, studiato in stretta sinergia con l’Università di Trento, ha l’obiettivo di non chiedere un centesimo in più ai cittadini e di essere comunque in grado di aumentare sensibilmente la percentuale e la qualità della raccolta differenziata: entro i primi mesi del 2012 saremo lieti di presentarlo anche alla cittadinanza di Nago Torbole.

Per quanto riguarda poi tutti gli altri servizi che la Comunità offre al Comune di Nago Torbole vorrei portare ad esempio due esperienze. Soltanto con il servizio associato tra i Comuni funziona il Corpo della Polizia Locale che permette al Comune gardesano di avere un servizio dedicato ai problemi viabilistici che si presentano soprattutto d’estate. E questo senza spendere una lira in più da tre anni a questa parte: e non mi si dica che il problema dei giovani che sorseggiano birra in mezzo alla strada è un problema sovracomunale! L’altro esempio è quello per cui la Comunità mette a disposizione 35.000 euro del proprio bilancio per permettere ai bambini e alle famiglie di Nago Torbole di usufruire del servizio dei Centri aperti e delle colonie estive. Migliaia di euro che vanno ad aggiungersi alle centinaia di migliaia che la Comunità garantisce anche al Comune di Nago Torbole in termini di servizi essenziali per cittadini in difficoltà e per anziani bisognosi.

Affermare, quindi, che la Comunità è un Ente inutile come sostiene Martinelli è soltanto una polemica sterile in salsa leghista (non mi risulta, fino a prova contraria, che Martinelli lo sia…) che non ha come obiettivo il bene dei propri cittadini, ma soltanto la ricerca di una visibilità smarrita. Una polemica alla quale non vogliamo prestarci, preferendo dedicare il nostro tempo (e per ora senza ricevere alcuna indennità…) per migliorare i servizi che offriamo… anche  al Comune di Nago Torbole.

A PONTE NELLE ALPI RICICLARE I PANNOLINI E' ORA POSSIBILE

dal sito di Ezio Orzes...
Un vivo ringraziamento a Marcello Somma e a tutto il gruppo di lavoro di Fater, alla Carla Poli e agli amici del Centro Riciclo di Vedelago, agli insostituibili compagni di viaggio della Ponte Servizi srl. e del Comune.
Con loro, prima ancora di questa memorabile sfida progettuale, abbiamo condiviso l’dea di un mondo migliore.
Pannolini
Pannolini
Trasformare i pannolini usati in arredi urbani ed oggetti in plastica, eliminarli dalle discariche, sottrarli dalle fauci degli   inceneritori questa la sfida vinta da Pampers con il Centro Riciclo Vedelago (TV) e il Comune di Ponte nelle Alpi (BL)  che stanno dando vita al primo sistema sperimentale in Italia di raccolta e riciclo dei pannolini usati.
I rifiuti sono energia, sono materia e lavoro “sprecati”, sono un indicatore della nostra inefficienza. Il “secco non riciclabile”     è una delle unità di misura dell’    l’insostenibilità del nostro sistema economico e produttivo. Rendere sostenibile il ciclo della produzione e del consumo, attraverso processi di miglioramento continuo è un impegno che a tutti i livelli le istituzioni devono sottoscrivere e praticare.
Ponte nelle Alpi vuole andare oltre la raccolta differenziata e affrontare, assieme ad aziende responsabili, le ultime frontiere dell’indifferenziato per giungere  al Riciclo Totale.
L’impatto dei pannolini
In Italia si producono ogni anno poco più di 32 milioni di tonnellate di rifiuti urbani, il 3% di questi è rappresentato da prodotti assorbenti per la persona di tutte le marche (pannolini, assorbenti femminili, prodotti per l’incontinenza); il 77% dei pannolini  sono smaltiti in discarica il 23% negli inceneritori.  Nei primi tre anni di vita ogni bambino consuma in media  5000 pannolini usa e getta pari a  circa una tonnellata di rifiuti che vanno a finire in discarica o nell’inceneritore.
Tutti i vantaggi del riciclo del pannolino.
Il sistema riciclo promosso da Fater spa, Ponte nelle Alpi e il Centro Riciclo Vedelago riciclerà, a regime, circa 5.000 tonnellate/anno  di prodotti assorbenti per la persona.
Ambiente Italia, gruppo leader nella ricerca che opera nell’ambito dell’analisi, pianificazione e progettazione ambientale, ha validato la forte riduzione degli impatti ambientali derivanti dal progetto e quantificato i vantaggi per l’Ambiente i  Comuni e Cittadini.
Ambiente:
-     Riduzione di gas serra : il fine vita dei pannolini diventa carbon negative, infatti non solo recupera tutte le emissioni climalteranti generate dalla raccolta differenziata ma  porta addirittura un vantaggio di 17,7 kg di CO2 eq per tonnellata.
-     CO2 risparmiata nell’area in cui opera il sistema : 1.874 ton/anno pari alla CO2 catturata ogni anno da oltre 62.000 alberi.
-     Eliminazione rifiuti in discarica per il progetto : – 5.000 ton/anno considerando il riciclo fino alla creazione di nuova materia prima seconda;  - 4.600 ton/anno  considerando cautelativamente anche gli scarti derivanti dalle produzioni successive che utilizzano la nuova materia prima seconda.
-     Metri cubi di discarica risparmiati per il progetto specifico : 6.500 m3/anno
-     Materia prima recuperata : 2.500 ton/anno
-     Qualità dell’aria : -17 kg/anno di particolato, – 270 kg/anno di ossidi di azoto – 230 kg/anno di monossido di carbonio (rispetto alla soluzione inceneritore)
-     Riduzione di energia primaria : 11.609 MJ/anno equivale al consumo elettrico medio di più di 500 famiglie.
Comuni
-     Inferiore costo per il conferimento : nel caso di Ponte nelle Alpi, il comune oggi paga 192,23 euro per conferire in discarica 1 tonnellata di rifiuto indifferenziato (totale residuo secco).
Cittadini
-     Servizio efficiente di differenziata per la frazione prodotti assorbenti per la persona tramite contenitori stagni in casa in cui versare i pannolini usati. 400.000 gli utenti potenziali del progetto pilota a regime.
- La differenziata specifica sui pannolini sottrae volume e peso al totale frazione residua     secca delle singole famiglie sulla quale i cittadini versano la TIA a volume
Economia
Nuova materia prima seconda :
-     da una tonnellata di pannolini usati riciclati si ottengono quasi 150 kg di plastica da usare in nuove produzioni (arredi urbani,      oggetti ecc.) e più di 350 kg di materia organico-cellulosica da usare per la produzione di cartoni o come fertilizzante capace di restituire nutrienti a terreni depauperati.
Come funziona il processo per riciclare i pannolini
-     Il presupposto è la raccolta differenziata specifica per i prodotti assorbenti per la persona usati
-     I prodotti (pannolini per bambini e pannoloni) vengono raccolti separatamente dal Comune di Ponte nelle Alpi che li conferisce al Centro Riciclo Vedelago
-     Il processo tecnologico che dà nuova vita ai prodotti assorbenti per la persona trasformandoli in materia prima seconda presenta un primo contenitore in cui vengono accumulati i prodotti (1)
-     Il processo agisce  tramite vapore a pressione (2)
-     In tutte le sue fasi non utilizza agenti chimici aggiunti ma solo vapore
-     I pannolini usati vengono così sterilizzati; tutti i potenziali patogeni  eliminati (es. e coli),  eliminati anche i  cattivi odori (2)
-     Nella parte successiva del processo, le componenti dei pannolini vengono separate meccanicamente (3)
-     Le nuove materie prime seconde così ottenute sono plastica e cellulosa. Si tratta di Materie prime seconde di elevato valore perchè i pannolini utilizzano plastiche e cellulosa di elevata qualità.
-     La plastica, sottoposta ad estrusione, assume la forma di piccoli pallini e  può essere riutilizzata in molteplici cicli produttivi per realizzare oggetti e arredi urbani. La cellulosa potrà essere utilizzata presso le cartiere per realizzare cartoni o come fertilizzante

venerdì 9 dicembre 2011

LA COMUNITA' DI VALLE ALTO GARDA IMPEDISCE IL "PORTA A PORTA" A NAGO-TORBOLE E LEDRO

Pubblichiamo qui di seguito quanto apparso sui quotidiani locali e, a seguire, il comunicato stampa ufficiale del gruppo rifiuti. Buona lettura




Comunicato stampa Gruppo Rifiuti Nago-Torbole

L’Unione Europea in questo periodo sta analizzando alcune buone esperienze amministrative per trarne suggerimenti utili per indirizzare i prossimi fondi europei destinati agli obiettivi comunitari di sviluppo sostenibile. In questo contesto, il Comitato delle Regioni, l’Assemblea politica dell’UE che rappresenta gli enti locali e regionali, il 29 novembre scorso ha invitato a Bruxelles l’assessore del Comune di Ponte nelle Alpi a presentare l’esperienza di raccolta differenziata di quel Comune che nel giro di tre anni è passato dal 20 al 90% di differenziazione grazie alla raccolta porta a porta. Questo assessore fu invitato già due volte a Nago dal nostro gruppo l’anno scorso e una volta a Riva dalla Busa Consapevole quest’anno. 

La salvaguardia dell’ambiente e della salute pubblica e il rilancio di un’economia più responsabile sono opportunità che, per nostra fortuna, l’Unione Europea non vuol farsi sfuggire. 

Immaginiamo la soddisfazione del Comune di Ponte nelle Alpi che avrà l’occasione di presentare all’ Europa un modello che si è dimostrato vincente in una località di montagna. Ci congratuliamo con quell’Amministrazione comunale, ma allo stesso tempo ci rammarichiamo nel constatare che la nostra Comunità di Valle, che evidentemente non condivide gli stessi obbiettivi della UE, si è mostrata insensibile davanti alle pressanti richieste del Comune di Nago-Torbole, che invece ha sempre guardato con attenzione alle nostre istanze; insieme a quello di Ledro vorrebbero proporre l’esperienza del porta a porta, convinti che sia il mezzo più adatto per fare quel salto di qualità in tema di raccolta differenziata che tutti si aspettano ma che il C9 ancora non riesce a compiere. 

Speravamo, da parte della Comunità di Valle, in una maggior sensibilità e spirito di collaborazione verso quei Comuni che, legittimamente, chiedono di cambiare il sistema e di aprirsi a nuove esperienze che in zone non distanti dalle nstre stanno dando ottimi risultati. 

Lo scorso anno ci spiegarono che non era possibile prevedere il sistema di raccolta porta a porta in quei comuni che lo avevano richiesto visto che il bando non era più prorogabile. Ed invece venne comunque concessa la proroga di un anno; c’era quindi tutto il tempo per prendere in considerazione le nostre richieste che pare siano finite nella… spazzatura. 

Chiedemmo, insieme a Ledro, di poter fare i Comuni piloti, disponibili ad ospitare sul nostro territorio l’esperimento di questo tipo di raccolta, chiedemmo che venisse affidato uno studio per una gestione ottimale del servizio di porta a porta; eravamo disponibili a finanziarcelo, chiedevamo solo la certezza di poter poi passare al nuovo tipo di raccolta. Abbiamo chiesto più volte un maggior coinvolgimento fra ente che gestisce il servizio raccolta (la Comunità di Valle) ed il nostro Comune deputato a rappresentare il territorio ed i cittadini, abbiamo chiesto un maggior rispetto dell’ indirizzo politico del nostro Comune. Nulla, le attese dei Comuni che volevano provare un’esperienza innovativa sono state deluse. La Comunità ha accampato la scusa delle campane da interrare, già acquistate, ed ha usato questo argomento per non fare nulla. Le nuove campane, fra l’altro, non si sono ancora viste. E, in nome di una uniformità che per quanto auspicabile non può essere un dogma, visto che nel C9 già ora sono diversi i sistemi di raccolta, tutto tace. Vedremo che indirizzo darà il pre-studio e che tipo di studio pensano di affidare; noi crediamo, e lo abbiamo ribadito nelle poche occasioni che c’è stato modo di parlare con l’assessore competente, che la scelta del tipo di raccolta da fare sia una scelta squisitamente politica. Uno studio tecnico caso mai serve per approfondire i dettagli ed aiutare i cittadini durante il cambio di sistema per contenere al massimo i disagi che agli inizi possono esserci. 

Per quanto riguarda poi le tematiche attuali sui problemi ancora irrisolti del cattivo utilizzo delle piazzole ecologiche, avevamo richiesto, di concerto con il nostro Comune, un controllo più assiduo delle piazzole da parte della polizia locale. Il controllo in effetti c’è stato; speriamo che la guardia non venga abbassata e che la polizia locale continui a vigilare assiduamente affinchè l’ordinanza emessa nel giugno scorso venga rispettata da tutti e si possa riscontrare un ulteriore miglioramento dell’ordine nelle piazzole per la prossima stagione. 

Avevamo poi richiesto, per quanto riguarda il problema della Maza, che si potesse organizzare un confronto fra esperti del settore, visto che non tutti ritengono la copertura del 1° lotto ipotizzata dalla Provincia la soluzione ideale. Non ci hanno degnati nemmeno di una risposta. 

A Natale saranno passati due anni dalla grande fuoriuscita di percolato che rischia di contaminare il nostro fiume ed il nostro lago. Sappiamo che di fuoriuscite ce ne sono state anche in seguito; abbiamo letto nei giorni scorsi di fuoriuscite dal lotto nuovo, quello già coperto. Ma la cosa più grave è che siamo stati noi ad avvisare il nostro Sindaco, ignaro fino a quel momento, che alla Maza qualcosa non funziona, e noi l’abbiamo saputo da un privato cittadino. Possibile che la Comunità di Valle non abbia sentito il bisogno di avvisare il Comune di Nago-Torbole? Possibile che non sentano il bisogno di spiegare alla gente come stanno le cose e quali sono i programmi di intervento previsti? 

Sembra che in Comunità di Valle, in materia di salvaguardia ambientale viga una indicazione ben precisa: non disturbare il manovratore. La cosa ci meraviglia non poco visto che quello della tutela ambientale è un argomento assai delicato e molto sentito dalla gente; dovrebbe essere oggetto di dibattito sistematico ed invece si percepisce una totale chiusura. 

Abbiamo cercato più volte di costruire un rapporto di fattiva collaborazione con la Comunità di Valle ma evidentemente in quell’ente mal si sopporta il confronto soprattutto con chi vede le cose in modo diverso. 

E così, mentre la vecchia UE guarda anche alle piccole realtà per pianificare l’Europa del futuro, con l’obiettivo di esportare le esperienze positive, la nostra Comunità di Valle, nata da poco, anziché aprirsi al confronto e progettare il futuro dando spazio a novità virtuose, a sistemi operativi moderni che hanno migliorato le condizioni ambientali e creato nuovi posti di lavoro, preferisce chiudersi a riccio dando l’impressione di un ente nuovo ma già sorpassato. Se questo è il buongiorno che ci vuol dare la Comunità di Valle, il nostro futuro pare già segnato: con una percentuale di differenziazione dei materiali così bassa, con una discarica che fa acqua da tutte le parti, ci tocca aspettare con grazia quell’inceneritore così costoso così dannoso e così anacronistico… Lo hanno capito anche a Napoli che non è quella la strada per risolvere i problemi. Non distante da noi ci sono sistemi di trattamento dei materiali che hanno saputo trasformare i rifiuti in una risorsa. Si può essere d’accordo o contrari, ma un ente pubblico che ha la pretesa di volersi sostituire nelle decisioni ai Comuni avrebbe l’obbligo, secondo noi, di valutare in modo serio soluzioni alternative e di affrontare serenamente le varie ipotesi in pubbliche assemblee perché il futuro va costruito insieme alla gente. 

Alberto Martinelli (assessore alle politiche ambientali), Valentina Civettini, Lorenzo Boretto, Gianni Morandi, Giovanni Vicentini (consiglieri comunali), Mattia Detoni, Matteo Marega, Fabio Silvi, Sandra Giovanazzi, Francesco Mazzoldi, Gianfranco Tonelli, Stefano Mazzoldi, fanno parte del gruppo di lavoro per la protezione dell’ambiente costituitosi un anno e mezzo fa in seno all’assessorato omonimo del Comune di Nago-Torbole.

giovedì 8 dicembre 2011

DOPO L'EMERGENZA RIFIUTI E' GUERRA FRA IL COMUNE DI NAPOLI E LE LOBBY DEGLI INCENERITORI

A Napoli non c’è nessuna emergenza rifiuti.
Circostanza confermata anche dal ministro Clini lungo la sua passeggiata nella città partenopea l’altro ieri. Dunque piano piano Napoli cerca di scrollarsi di dosso l’immagine di città zozzona mettendo in moto il circolo virtuoso della raccolta differenziata e del riciclo. Anche senza i 6 milioni di euro nelle casse statali e non ancora sbloccati né dal vecchio e né dal nuovo governo. Le promesse attuali riferiscono di fondi Fas da destinare al progetto differenziata.

Ma a essere buoni è in atto una guerra. Spiega Tommaso Sodano vice sindaco e assessore all’Ambiente:

Siamo sotto ricatto delle lobby che vogliono gli inceneritori. Abbiamo risorse per arrivare fino a 500 mila abitanti ma mancano i soldi per arrivare all’intera città questo lo si può fare se si sbloccano i fondi che attualmente sono bloccati in sede nazionale e comunitaria.

Infatti, dopo aver ricevuto Corrado Clini ministro per l’Ambiente con il sindaco de Magistriis è stato aggredito all’uscita di palazzo San Giacomo (il video dopo il salto). E noterete che la forma è più simile a un avvertimento che non a una legittima protesta di cittadini.

Il ricatto a cui è sottoposta la città, va ben oltre quello denunciato da Sodano, ed è quello della camorra che ha tutto l’interesse a tenere in piedi il sistema emergenza rifiuti (sospesa lo scorso 11 novembre proprio da Sodano NdR), grazie alle infiltrazioni nella politica e nelle amministrazioni. Se volete conoscere la geopolitica degli affari della camorra nella munnezza basta leggere La Peste il libro di Sodano. Detto ciò l’Europa ha sospeso con una moratoria di due mesi il deferimento dell’Italia alla Corte di Bruxelles. Janez Potocnik è stato chiaro: non vogliono le magie ma la credibilità. Secondo il ministri Clini in visita a Napoli, servirebbe non l’esercito ma un inceneritore, proposta definita ultima ratio dall’Europa e sopratutto che non piace nè a Sodano e né a de Magistriis.
Fonte: EcoBlog

lunedì 5 dicembre 2011

L'ESPERIENZA VIRTUOSA DI "PONTE NELLE ALPI" APPRODA IN PARLAMENTO EUROPEO A BRUXELLES

Dal sito di Ezio Orzes...

...martedì 29 sono stato a Bruxelles per presentare l’esperienza del Comune di Ponte nelle Alpi alla conferenza organizzata dal Committee of Regions e Bankwatch. Un lungo incontro di lavoro molto partecipato in un contesto istituzionale dove si stanno costruendo le decisioni del futuro dell’Europa su temi strategici come l’uso efficiente dell’energia e il recupero della materia.

Ho illustrato il nostro progetto di raccolta differenziata, il percorso partecipativo e di coinvolgimento attivo della popolazione e delle scuole che lo ha accompagnato, l’ottima gestione del servizio della Ponte Servizi Srl (società 100% pubblica del Comune di Ponte nelle Alpi) ed ho parlato del nostro sistema tariffario che premia, anche economicamente, i comportamenti più virtuosi dei nostri concittadini.

I risultati che siamo riusciti ad ottenere (oltre il 90% di raccolta differenziata- la riduzione del 92% della produzione procapite della produzione di rifiuto indifferenziato, la diminuzione dei costi del servizio) hanno positivamente stupito la folta assemblea di parlamentari europei, i rappresentanti delle regioni, la delegazione della Banca Europea degli Investimenti e i decision makers presenti.

Dopo un giro di domande mi è stato chiesto di spiegare perchè, a nostro avviso , il modello Ponte nelle Alpi dovrebbe essere replicato in altri paesi della Comunità Europea e quali vantaggi economici, ambientali ed occupazionali, questo potrebbe determinare anche in relazione all’attuale crisi economica.

È stata davvero una bellissima esperienza, ho percepito attenzione e disponibilità, serietà preparazione e competenza. Un ringraziamento riconoscente a Chris Townsend che con grande professionalità ha reso possibile e semplice tutto questo.
Fonte: EzioOrzes

domenica 4 dicembre 2011

ENNESIMO ALLARME LIQUAMI ALLA MAZA, LA DISCARICA DELLA VERGOGNA





Altra nota dolente arriva dalla discarica della Maza di Arco. Da ormai due anni assistiamo a periodiche esondazioni di liquami da una discarica che sta maturando i frutti di quello che possiamo definire una gestione completamente fallimentare. 

Ed ancora oggi, quando urgono misure urgenti per la chiusura del sito e conseguente messa in sicurezza, dobbiamo assistere alla mancata responsabilità delle istituzioni. Una responsabilità che rimbalza dalla Comunità di valle dell'Alto Garda alla Provincia Autonoma e viceversa. Vige dunque il silenzio, un'omertà che preoccupa e quando la politica viene sollecitata a rispondere alle domande, si assistono alle risposte di sempre:

"La situazione è sotto controllo". Ed allora nasce spontanea una domanda che si fa sempre più pesante: Ma ciò significa che la discarica non inquini e non arrechi danni alla falda? Si esclude la fuoriuscita di percolato nella falda, ma queste "falle" di cui si parla, proprio nel sistema di captazione del percolato, che cosa provocano se non fuoriuscite? Nel tempo dell'inganno universale dire la verità è un atto rivoluzionario, parola di Geroge Orwell!

mercoledì 26 ottobre 2011

RACCOLTA DIFFERENZIATA DELLE ACQUE PIOVANE; LE STRADE VERDI DI PORTLAND

Raccolta e recupero dell’acqua piovana sono fonti di ricchezza; una città dunque può dotarsi di quartieri impermeabilizzati, distribuendo sul tessuto urbano diverse superfici di raccolta che fanno confluire la pioggia in serbatoi sotterranei e superficiali. In seguito l’acqua convogliata nelle cisterne viene depurata tramite sedimentazione o fitodepurazione ed utilizzata per alimentare le fontane pubbliche o irrigare i giardini.
  
Nella gestione delle acque piovane Portland avvia il progetto verde: la città dell’Oregon è attraversata da strade verdi, in grado di recuperare 140 milioni di litri di acqua ogni anno. L’acqua non defluisce nella rete fognaria bensì viene raccolta, depurata e reimmessa nelle falde acquifere completamente purificata. Il tutto tramite marciapiedi e strade costruite con una leggera pendenza, tappezzate di piante ad elevata ritenzione idrica, di ghiaia e di sassi che trattengono il flusso.


Nella cittadina degli States, al contrario di quanto avvenuto a Berlino, si è puntato su strutture permeabili come giardini filtranti e tetti verdi. La città è stata tappezzata di vegetazione in grado di assorbire l’acqua, filtrarla e trattenerla. I cittadini vengono incentivati e supportati tecnicamente dall’amministrazione territoriale ad installare tetti verdi e giardini filtranti.



I vantaggi delle strade verdi e di quella che a conti fatti è una vera e propria raccolta differenziata delle acque, sono molteplici. Innanzitutto la pioggia non scorre direttamente sulle strade, si riducono di conseguenza i danni di quei fiumi d’acqua che nelle nostre città provocano il dilavamento del manto stradale. In questo modo si evita anche che l’acqua piovana si contamini con polveri sottili, catrame ed altri inquinanti presenti sull’asfalto, oltre ovviamente a diminuire l’impatto delle piogge sui circuiti stradali urbani.

Altro vantaggio di una città interamente ricoperta di vegetazione è ovviamente il miglioramento della qualità dell’aria. Senza contare che le falde acquifere ricevono acqua fitodepurata e dunque a migliorare è anche la qualità dell’acqua. Diminuendo l’erosione del manto stradale, infine, pedoni, automobilisti e ciclisti corrono meno rischi di incidenti quando piove a dirotto. Fonte: EcoBlog

giovedì 13 ottobre 2011

L'EUROPA VENDE TROPPI RIFIUTI ALLA CINA E PERDE MATERIE PRIME

Malgrado le iniziative da Bruxelles per promuovere i rifiuti come risorsa preziosa questi sono spesso spediti via mare in Asia e verso le economie in forte espansione. Invece di essere riutilizzati in Europa.


Portiamo in Cina, India e Indonesia sopratutto plastica, vetro e carta e non solo, come spesso viene denunciato, materiali pericolosi e rifiuti elettronici. Dal 1995 al 2005 le esportazioni di carta da macero sono passate dagli 1,2 milioni di tonnellate ai 7,8 milioni di tonnellate e nella sola Cina si è passati da 0 tonnellate a 4,5 milioni di tonnellate; le esportazioni di rifiuti di plastica sono aumentate da 0,2 a 1,6 milioni di tonnellate, di cui la metà finiscono in Cina e a Hong Kong. Per quanto riguarda i metalli portiamo in Cina acciaio, rame, alluminio e nickel. Tuttavia, più materiali sono esportati sotto forma di rifiuti elettronici, come telefoni e computer portatili. Le esportazioni di rottami di ferro e acciaio sono aumentate di 6,7-8,1 milioni di tonnellate, mentre le esportazioni di rame, alluminio e nickel dall’UE dei Venticinque ha raggiunto quasi 1,6 milioni di tonnellate nel 2005.

Ma perché l’Europa rinuncia a tenere in casa propria i preziosi rifiuti? Per molti motivi e sopratutto economici, nonostante la politica ambientalista europea punti alla dismissione progressiva delle discariche, a una maggiore tassazione degli inceneritori e a un forte sostegno della raccolta differenziata. Ma il riciclo costa e tanto. L’opzione molto ipocrita per la verità è scegliere di inviare i rifiuti in quei paesi dove le norme ambientali e sanitarie per il riciclo sono più flessibili e il costo del lavoro è sensibilmente inferiore. Non solo: in Cina e in molti altri paesi asiatici le importazioni di rame e rottami sono esenti da tasse e il costo del trasporto via mare è considerevolmente basso. Riferiesce l’AEE, l’Agenzia europea dell’ambiente che spedire un container dalla Ue a Hong Kong costa 500 euro. Nel 2004 The Guardian annunciava il crack dell’economia europea a causa dello scialo insensato di materie prime:
Ostacolare il riciclo locale delineerà rischi per la società europea, tra cui la bancarotta.

La Cina è furba: riciclare acciaio richiede il 95% di energia in meno che se fosse prodotto ex novo da bauxite vergine. Dunque, ottiene materie prime con poco sforzo energetico riuscendo così a emettere anche meno Co2. Ha detto Patrick de Schrynmakers, secrétaire général della Association européenne de l’aluminium (AEE): "L’energia è un fattore chiave, che è precisamente il punto debole della Cina. Tenendo conto della mancanza di energia e del desiderio di ridurre ridurre le emissioni di gas serra, è stato facile capire perché stava cercando di ottenere tutti i rifiuti disponibili. La Cina sovvenziona l’uso di rifiuti metallici con un rimborso totale dell’IVA sui rottami di alluminio importati.L’anno scorso, la Cina ha importato 3,7 milioni di questi rifiuti, purtroppo, quasi tutti provenienti dall’Europa".

Non si può certamente continuare così e dunque l’Europa per il 2013-14 annuncia una serie incentivi a sostegno di iniziative a sostegno del riciclo.
FONTE: EcoBlog

PARLAMENTO EUROPEO: RECUPERARE I RIFIUTI ELETTRICI ED ELETTRONICI

Sono in corso i negoziati per la revisione della direttiva dell'Unione europea del 2003 sui rifiuti derivati da articoli elettrici ed elettronici. Il Parlamento europeo preme per incrementare la raccolta dei materiali di scarto, da destinare a riutilizzo e riciclo.

Secondo una valutazione d'impatto condotta dalla Commissione europea nel 2008, dalla sua adozione la direttiva sui rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE) non ha determinato i risultati sperati. Solo un terzo degli scarti prodotti viene infatti avviato al recupero e il passaggio illegale in altri Stati - con il rischio di dispersione nell'ambiente di sostanze pericolose e di spreco di materiali ancora utili - rimane molto diffuso. Riconosciute le criticità della normativa – classificazione inadeguata dei materiali, costi eccessivi, procedure amministrative complicate – la Commissione ha presentato una proposta di revisione del testo, ora oggetto di negoziato tra l'esecutivo UE, il Parlamento e gli Stati membri.

L'idea è incrementare l'attuale obiettivo annuo – 4 chilogrammi di raccolta per persona – per arrivare a recuperare ogni anno il 65% del peso medio della merce venduta nei due anni precedenti entro il 2020. I Paesi UE sono sostanzialmente favorevoli a quest ipotesi; non così gli euro parlamentari della Commissione Ambiente che chiedono di fissare target che corrispondano all'effettiva produzione di elementi di scarto elettrici ed elettronici (e-waste), dalle lampadine ai cellulari, agli elettrodomestici.

Secondo le stime della stessa Commissione, infatti, ogni cittadino europeo genera attualmente 17-20 chilogrammi di e-waste all'anno. La direttiva RAEE, pertanto, andrebbe rivista sia sotto il profilo della percentuale di materiale da recuperare, che relativamente alle tipologie di scarti da sottoporre ai vincoli normativi e, infine, provando ad affrontare seriamente il problema dello scarico illegale dei rifiuti.


Per questi motivi, lo scorso 4 ottobre, la Commissione Ambiente del Parlamento ha approvato una relazione dell'eurodeputato tedesco Karl-Heinz Florenz, che avanza nuove e più ambiziose proposte. La prima prevede che, a seconda della categoria dei rifiuti, si arrivi entro il 2016 a raccogliere tra il 70 e l'85% degli scarti e a riciclare una quota compresa tra il 50 e il 75% del totale. Inoltre, un obiettivo separato dovrebbe riguardare il riutilizzo delle merci, che dovrebbe essere pari al 5%. In secondo luogo, la relazione propone che i consumatori possano consegnare, gratuitamente, tali materiali presso i rivenditori di articoli elettronici, in modo da incentivare l'abitudine al recupero, spesso sfavorito dalla mancanza di adeguati raccoglitori.

Per potenziare gli effetti della direttiva, il Parlamento chiede inoltre che siano ammessi quale oggetto della disciplina comunitaria tutti i materiali che non ne siano esplicitamente esclusi, anziché, come avviene attualmente, applicare le norme solo a quelli elencati. Infine, si vuole vietare l'esportazione dei rifiuti elettrici verso i Paesi esterni all'OCSE, autorizzando invece i trasferimenti al suo interno solo nei casi in cui si abbia certezza della sorte del prodotto, che dovrebbe essere riparato o riutilizzato e non destinato all'incenerimento.
La partita con gli Stati membri, non si prospetta facile per il Parlamento: questi sarebbero infatti disponibili ad accogliere i target più contenuti e dilazionati nel tempo dell'esecutivo UE, ma sembrano meno favorevoli all'accelerazione richiesta dai parlamentari. Anche il mondo imprenditoriale, attraverso l'Associazione europea delle piccole imprese (UEAPME), ha fatto sapere di essere contrario ad una proposta che trasformerebbe i commercianti in “discariche senza il loro consenso”. Il Parlamento, comunque, prosegue nel suo intento. Le proposte della Commissione Ambiente saranno sottoposte al voto della Plenaria il prossimo gennaio.

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