lunedì 23 maggio 2011

A "PONTE" ANATOMIA DELL'ULTIMO SACCHETTO

Ponte nelle Alpi nel 2010 ha superato il 90% di raccolta differenziata. In tre anni di “porta a porta” e di gestione efficiente, i cittadini del mio comune sono passati da una produzione di 385 Kg/anno/procapite agli attuali 30; è incredibile ma è andata davvero così!

Così ci è venuta la voglia di andare a vedere cosa è rimasto nell’ultimo sacchetto di “rifiuto urbano residuo” e l’ abbiamo fatto con l’aiuto dell’Osservatorio Suolo e Rifiuti di Arpa Veneto che ha eseguito le analisi merceologiche nel periodo ottobre 2008-aprile 2009.

Le analisi ci raccontano molte cose del cosiddetto “secco non riciclabile” ma soprattutto ci fanno capire che l’ultimo sacchetto è soprattutto uno degli indicatori dell’ insostenibilità del nostro sistema economico e produttivo. Dentro ci abbiamo trovato energia, materia e lavoro sprecati dall’inefficienza dell’uomo.

Forse per non ammettere questo fallimento, l’uomo ha storicamente avuto, nei confronti dei propri scarti, un atteggiamento di rimozione-occultamento. I rifiuti si buttavano fuori dalle grotte nel paleolitico, fuori delle città nel medioevo e si buttano sotto terra nelle discariche anche nei giorni nostri; qualcuno è addirittura disposto a raccontare, e altri a credere, che scompaiano dentro il buco nero degli inceneritori.

Eppure i rifiuti, queste cose di cui ci disfiamo, come ci ricorda Guido Viale “costituiscono un vero e proprio mondo complesso e simmetrico a quello delle merci”. L’acquisire voluttuoso e possessivo e il rimosso del buttare via, sono evidenti sintomi della schizofrenia e dell’insostenibilità dell’attuale modello di sviluppo.

Nelle pieghe dell’allontanare, del “rifiutare” è evidentemente nascosta la nostra falsa coscienza che si compiace della produzione senza limiti di merci e rimuove la sistematica spoliazione delle risorse del pianeta e la conseguente colpevole sottrazione di beni e diritti dei popoli.

Naturalmente nelle prossime puntate frugheremo anche tra i materiali che abbiamo trovato nell’ultimo sacchetto, analizzandoli e cercando di capire di cosa sono composti, se si possono riciclare, se davvero ci servivano, quanto tempo sono rimasti nelle nostre case, se ci possiamo ancora permettere di produrli e metterli in commercio oppure come possiamo sostituirli e perché sia giunto il momento di pensarci seriamente.

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